martedì 6 settembre 2011

Graffi di gesso: La lettiera della gatta.

La lettiera abitualmente si situa in una zona protetta della casa. La gatta per le sue faccende igieniche ama la calma. Quindi il buon padrone pone la lettiera in un angolo ben riparato, lontano da occhi indiscreti. Non in cucina possibilmente per questioni facili da capire, non in soggiorno, perché la lettiera per quanto bella non può competere con nessun mobile, anche il più economico e spartano.
Noi l'abbiamo collocata vicino ad un armadio vicino alla porta del bagno.
Vi sono diversi prodotti per la lettiera dai trucioli alla sabbia. Oggi va di moda il granulo di silicio.
Quando si pulisce la lettiera , si solleva un po' di polvere e chi si occupa dell'incombenza igienica pensa subito ad una morte triste , ma eroica come quella dei minatori che schiattavano per silicosi nelle miniere. Quando la lettiera è sporchina, la polvere di silicio penetra nei polmoni e chi , come me , è sensibile agli odori, rischia di avere un conato di vomito e pensa al grisù, agli uccellini portati in miniera per segnalare la presenza del gas.
Fin qui nulla di speciale. Spiacevole, ma accettabile. L'amore per la gatta comporta anche questo: occuparsi delle sue venefiche deiezioni e della pulizia della lettiera.
La spiacevolezza è più sottile. La mia gatta, che non si scosta dagli usi felini comuni, è molto schizzinosa e, quando lascia il proprio prodotto interno lordo nella lettiera, desidera da buon felino coprirlo per evitare che il suo odore possa essere percepito all'esterno. Non bisogna essere un etologo esperto per capire che un animale predatore non ha alcun desiderio di farsi scoprire dalla propria preda che, in tal caso, si darebbe subito alla fuga lasciandolo a bocca asciutta ( anche se il gatto domestico ormai si ciba di costosissime scatolette che non si muovono di un millimetro dalla dispensa).Nell'operazione la gatta con le zampe butta fuori regolarmente qualche granellino di silicio. Non tanti , perché , altrimenti, si provvederebbe subito alla pulizia, ma cinque o sei, minuscoli e appuntiti.
La mattina il malcapitato esce dal bagno e regolarmente col piede umido intercetta il granello che si incolla al piede. La mia sensibilità dei piedi dopo la doccia è relativa. Non ci faccio caso. Me ne accorgo quando sono vestito di tutto punto: il granellino acuminato tra piede e calza, per di più compressa dalla scarpa, ora opera la sua vendetta personale. E si fa sentire spiacevolmente come il miagolio che svela l'assassinio del protagonista de “Il gatto nero” di E.A.Poe.
©arz


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