La strage di Parigi mi ha lasciato quasi senza parole. Non riesco a capacitarmi che il "nemico", per qualcuno, siano alcuni tranquilli signori attempati o di mezza età con il gusto della satira e dell'ironia. Satira e ironia spesso irritante e spiacevole, sia chiaro, che giocano, con un piacere molto infantile, con molti tabù ancestrali: religione, sesso e morte.
Ma la pasta della satira è proprio quella, aggiungendo alla farina il sale e il pepe dell'irriverenza verso ogni potere costituito.
Colpire con un blitz militare questi antieroi ante litteram, armati di lapis e gomma, e ucciderli in maniera così barbara mi sembra un eccesso incomprensibile dettato da un'umanità senza sorriso, accecata o dall'ideologia o da un'errata visione del sentimento religioso.
E' cosa antica che gli uomini preferiscano il culto per le armi automatiche a quello per le sottili e spuntate armi della pacifica presa in giro, ma è ben triste vedere che le une si indirizzano verso le altre con una sproporzione di forza e di violenza che non può che essere chiamata con un solo nome: vigliaccheria.
arz
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